Orrore! L’Unione Europea vuole imporre ai nostri grandi vini DOC e DOCG di aggiungere acqua per abbassare il grado alcolico. Questo è il livello medio della comunicazione a seguito di alcuni lanci stampa, ripresi da testate soprattutto non di settore che non hanno approfondito.
Come ha ben spiegato Jacopo Cossater su Linkiesta, in realtà si tratta di alcune proposte formulate tra i ministri dell’agricoltura dei Paesi dell’Unione Europea all’interno di una discussione sui vini dealcolizzati. Ma perché la UE si occupa di vini in tutto o in parte dealcolizzati?
In alcuni mercati, i consumatori continuano a percepire i prodotti a bassa gradazione alcolica come di qualità inferiore, in particolare quando si tratta di vino. Ecco perché una notizia mal riportata come quella indicata all’inizio, fa sicuramente presa sull’opinione pubblica.
Tuttavia, secondo diverse ricerche di mercato, quella delle bevande senza alcol o a basso contenuto è una delle categorie più in crescita nel mondo. IWSR, ad esempio, ritiene che i “No- and low-alcohol products are gaining share within total beverage alcohol, with growth expected to continue”, anche in questi mesi dove la pandemia ha condizionato di molto i consumi. Wine Intelligence, a sua volta, da tempo sta analizzando i trend dei segmenti di consumatori di vino che cercano prodotti senza o a basso contenuto di alcol, il cui comportamento di consumo è guidato da comportamenti distinti e da opportunità da considerare separatamente.

In generale, le bevande analcoliche sono consumate prevalentemente da persone che cercano di moderare il loro consumo di alcol. Invece, quelle a basso contenuto di alcol, sebbene in linea con la tendenza alla moderazione, tendono ad essere più popolari tra i consumatori che cercano caratteristiche specifiche legate a salute e benessere, come ingredienti a basso contenuto calorico o di zucchero e naturali. In pratica, sono attente alla dieta e alla nutrizione, ma non vogliono rinunciare al vino o alla birra se queste bevande riescono a coniugare un basso apporto di alcol e calorie con un gusto soddisfacente.
La tendenza alla salute e al benessere, fortemente allineata con il basso contenuto di alcol, è profondamente radicata in diversi mercati come gli Stati Uniti, il Canada o il Nord Europa, stimolando il successo dei vini a bassa gradazione alcolica e un interesse forse maggiore per quelli ad alcol zero.
Ed ora si iniziano a vedere aziende come l’australiana Feravina che scelgono strategicamente di mirare a questi segmenti di consumatori, promuovendo il brand come “A healthier way to wine: Australia’s premier health-conscious wine service, bringing you sommelier-selected organic and biodynamic natural wines with less sulphur, sugar and alcohol”. Allo stesso tempo, scelgono una comunicazione comparativa con quelli che definiscono i grandi brand mainstream (immagino Yellow Tail, Barefoot, McGuigan…), utilizzando il loro minore livello di calorie per litro e per bicchiere di vino come elemento distintivo.
I vini venduti sono così prodotti con uve raccolte a mano, coltivate con pratiche di agricoltura biologica e biodinamica sostenibili; limitati a 50 ppm di zolfo (ottimo per chi ha sensibilità) e sono privi di altri additivi; senza zucchero residuo (0,5 g di carboidrati netti a bicchiere); con un minor contenuto di alcol (<13,5% ABV); adatti ai vegani e a chi pratica diete.
Oh, non parlano di caratteristiche tecniche, di premi o di passione! Anzi, la loro missione è “portarvi vino, prodotto nel migliore dei modi, concentrandoci su ciò che conta per voi: Cosa c’è nella bottiglia, davvero? Come mi sento quando lo bevo? E infine, come mi sentirò dopo averlo bevuto?“
Ma i testi di un loro post su Linkedin sono ancora più chiari:
Potresti essere sorpreso di sapere che possa esserci un bel po’ di zucchero nascosto nel vino che bevi!
Ci sono dei veri grandi trasgressori, come il Moscato e il Passion Pop, questi vini hanno più di 80 g/L di zucchero. A volte tanto quanto la Coca Cola!
Altri vini a cui prestare attenzione sono quelli con zucchero sapientemente nascosto. Questi sono presumibilmente vini spumanti “secchi” e vini commerciali più economici.
Infine, fai attenzione ai vini commerciali di grandi marche che vendono per meno di $15 a bottiglia. Questi vini, sebbene commercializzati come secchi, possono contenere fino a 12 g/L di zucchero. Questo perché sono fatti con uve economiche di scarsa qualità prive di sapore e lo zucchero maschera questo, rendendo i vini più fruttati e corposi.
Dai un’occhiata alle nostre pratiche immagini come riferimento!
In Feravina, selezioniamo solo vini che non contengono zuccheri non necessari, con solo tracce non fermentabili (meno di 3 g/L) consentite nei nostri vini. Al massimo, un bicchiere di uno dei nostri vini equivale allo zucchero contenuto nella spremuta di lime che avresti messo in una vodka soda. Perfetto se stai seguendo una dieta cheto e vuoi mantenere la chetosi o vuoi semplicemente evitare lo zucchero aggiuntivo in generale.
Quanto scrivono è, per me, un esempio lampante di come il macro trend legato alla salute e al wellness non può e non debba essere trascurato da chi fa vino Non c’è nulla da scandalizzarsi se la UE inizia a ragionare su quali risposte dare, anche normative, alle richieste e ai bisogni di fasce sempre più ampie della popolazione. In attesa che venga resa obbligatoria, anche per il vino, la dichiarazione in etichetta delle calorie e degli ingredienti, in linea con la richiesta di trasparenza che, come consumatori, chiediamo a chi produce ciò che mangiamo o beviamo…
Un pensiero su “Ma che ce frega, ma che ce importa, se nel vino ci han messo l’acqua?”